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PATRIMONIO STORICO ARTISTICO

Patrimonio storico artistico

CHIESE E ABBAZIE

Il contesto naturalistico della “Fascia olivata” è valorizzato da un patrimonio storico artistico dal valore inestimabile, che si mescola con la persistenza storica della cultura dell’olivo, tipica dell’Umbria. Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Campello sul Clitunno, Spoleto rappresentano gli insediamenti più importanti dell’area. Ma lungo l’intero sistema della “Fascia olivata” paesaggio, arte e territorio si fondono garantendo una stabilità dell’integrità storica e paesaggistica.

Non solo i luoghi francescani o gli Eremi monastici (con esempi magnifici quali l’Eremo delle Carceri e l’Eremo di Sant’Antonio), ma anche le Abbazie Benedettine (San Masseo e San Benedetto ad Assisi, San Silvestro a Spello, Sassovivo a Foligno, Santo Stefano e San Pietro a Trevi, San Ponziano a Spoleto), e le innumerevoli Chiese romaniche sparse lungo i percorsi medievali, formano un unicum irripetibile e congenito all’organizzazione territoriale.

Patrimonio storico artistico

LA RETE DEI CASTELLI E DELLE VILLE

Il forte legame tra la coltivazione dell’olivo e il patrimonio storico è anche caratterizzato da una rete minuta e puntiforme di castelli, ville e case sparse di origine rurale che vanno a comporre il panorama della Fascia olivata. I primi edifici ad essere costruiti fuori dal centro abitato furono le torri colombaie (usate per la produzione del concime “palombino”), che firmano in maniera inconfondibile il territorio sporgendo dai tetti delle innumerevoli case rurali. In collina furono costruiti degli edifici, strettamente funzionali alla coltivazione degli uliveti, comunemente chiamati “chiuse”. Ma una rilevante testimonianza storica e artistica è rappresentata dalla presenza di incastellamenti (Pissignano, Campello Alto, Poreta), di mulini storici e di antiche e magnifiche ville. Tra queste: Villa Vecchia, casa detta Le Loggie, Villa Fabri, il Monastero di S. Pietro, Villa Campello, Villa Spinelli e, nei pressi di Spoleto, Villa Pianciani a testimonianza di un insediamento olivicolo seicentesco ancora perfettamente integro.

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LA RETE DEI CASTELLI E DELLE VILLE

Il forte legame tra la coltivazione dell’olivo e il patrimonio storico è anche caratterizzato da una rete minuta e puntiforme di castelli, ville e case sparse di origine rurale che vanno a comporre il panorama della Fascia olivata. I primi edifici ad essere costruiti fuori dal centro abitato furono le torri colombaie (usate per la produzione del concime “palombino”), che firmano in maniera inconfondibile il territorio sporgendo dai tetti delle innumerevoli case rurali. In collina furono costruiti degli edifici, strettamente funzionali alla coltivazione degli uliveti, comunemente chiamati “chiuse”. Ma una rilevante testimonianza storica e artistica è rappresentata dalla presenza di incastellamenti (Pissignano, Campello Alto, Poreta), di mulini storici e di antiche e magnifiche ville. Tra queste: Villa Vecchia, casa detta Le Loggie, Villa Fabri, il Monastero di S. Pietro, Villa Campello, Villa Spinelli e, nei pressi di Spoleto, Villa Pianciani a testimonianza di un insediamento olivicolo seicentesco ancora perfettamente integro.

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LE TORRI DELL’OLIO

È nell’opera ciclopica di fortificazione del paesaggio agrario umbro che l’ulivo, da pianta protetta, si fa albero araldico, simbolo del messaggio francescano Pax et Bonum e dell’invito benedettino Ora et labora. Segnale araldico arcaico è la presenza sulle mura di Spoleto della Torre dell’olio. Secondo la tradizione, da questa torre fu “innaffiato” di olio bollente l’esercito di Annibale che, vittorioso al Trasimeno, cercò di prendere la città seguendo il suo iniziale intento di marciare su Roma; dissuaso dalla resistenza opposta da Spoleto, Annibale scelse di dirigersi verso il Piceno. L’episodio è ricordato anche da Carducci nell’ode barbara Le fonti del Clitunno.

Ma segnale araldico è anche l’olivo che sormonta, come fosse un vessillo, la Torre della porta consolare di Spello, a ricordare a tutti il carattere dell’urbanità dell’albero, incluso, come spesso accadeva, nelle mura civiche o in “chiuse” in quanto frutto di coltura artificiale e non di natura spontanea.

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